Rem tene, verba sequentur, dicevano i latini per indicare l’importanza di conoscere un argomento per poterne parlare. E bisognerebbe aggiungere: “La scaletta!” come insegnavano, o forse ancora fanno, i docenti di lettere già nella scuola media – o secondaria di primo grado che dir si voglia.
Contenuti e idee chiare sul come esporli
Ricordo la sorpresa quando il capo redattore portò la brutta copia scritta a mano di una bozza d’articolo della sottoscritta –giovincella– ad esempio per altri colleghi più esperti e anziani. “Ecco! – disse– sempre impostare una scaletta di argomenti, una struttura che abbia una sequenza logica, oltre che di effetto!”.
Non basta, insomma, scrivere di getto –o di ‘pancia’, come si dice– o, peggio, pensare di ‘parlare’ solo alla ‘pancia’ di chi ci leggerà. Senza argomentazioni valide e senza una struttura logica e sequenziale, facilmente non lasceremo nulla al nostro lettore / ascoltatore.
O meglio, magari lasceremo una suggestione –come è di moda dire– ma spesso non qualcosa di concreto, di utile. Spesso qualcosa di non vero.
Un sommario mentale, semplice e convincente
Per qualunque scritto, anche breve, è utile una piccola ‘scaletta’ come veniva chiamata a scuola. Ammetto di aver fatto di necessità virtù anche perché ho scarsissima memoria, ma credo fermamente che adottare come metodo il darsi anche una minima traccia mentale di ciò che vogliamo dire ci aiuterà ad esporre meglio il nostro pensiero e a completarlo.
Esporre chiaramente il punto d’arrivo del nostro pensiero sarà utile anche per aiutare noi e il nostro interlocutore/lettore a determinare, a definire, lo spazio d’azione, di argomentazione e di discussione.
Far scorrere, poi, le nostre argomentazioni per punti/temi individuabili, sarà utile a entrambi per capire cosa stia alla base –e ai ‘piani’ visto il paragone architettonico del titolo– e che cosa eventualmente possa essere aggiunto.
Coerenza preferibile a completezza
…cosa eventualmente possa essere aggiunto. Non ho volutamente utilizzato il verbo mancare. Ho imparato a lasciare sempre il beneficio d’inventario a me e al mio prossimo perché ritengo che la esaustività possa attribuirsela solamente un’enciclopedia in continua elaborazione e che sia, piuttosto, importante esaurire in modo ordinato, completo e coerente ciò che si intende dire, ciò che a inizio di un discorso o di uno scritto si afferma di voler trattare.