Chi ricorda il gioco a premi televisivo “La ruota della fortuna” condotto da Mike Bongiorno? Tra le opzioni per avanzare nel gioco c’era il noto ‘acquisto’ di una vocale che poteva aiutare a indovinare una parola sconosciuta.
Negli ultimi anni è sempre più forte in me il desiderio di acquistare o vendere vocali, consonanti, ma soprattutto virgole e accenti!
Tra il serio e il faceto, tra una risata e un far spallucce
Lo so, può sembrare una battuta ed in effetti da una parte fa ridere, mentre dall’altra fa quasi piangere… Certo viene da chiedersi per quale motivo rilevare la differenza tra un “perché” scritto con “é” chiusa, e accento acuto, e un “perchè” scritto con accento grave.
Non è una ‘fissazione’ – anche se, tutto sommato, una frase che contenga un perché con accento ‘errato’ non si presta a incomprensioni.
A sorprendere è l’osservare come da parte di molti professionisti che lavorano nella grafica, nell’editoria e nel giornalismo, si sia iniziato a perdere la cognizione di quella piccola differenza e poi a indulgere su tutto, indistintamente.
Anche Word te lo fa notare. Perché non gli concedi un accento?
La differenza tra ‘perché’ e ‘perchè’ viene anche segnalata dal programma di scrittura Word –come molti altri strafalcioni– quindi è davvero indice di superficialità e pressappochismo non fare attenzione.
Si è cominciato col trascurare un accento e si sta continuando ‘allegramente’ col tralasciare virgole –e la possibilità di costruire e capire bene la concatenazione delle frasi subordinate–, punti e virgola –creando frasi a volte incomprensibili e da insufficienza respiratoria–, e molto altro.
Si comincia da un accento e si arriva a sterminare persino il passato prossimo
Famigerate sono la difesa del congiuntivo, temo destinato a defungere, e la ancora più stramba precarietà del passato prossimo –dico, il passato prossimo– e la diffusa comicità d’uso del condizionale. E qui ci vorrebbe il sonoro delle finte risate delle sit-com americane anni ’70 e ’80…
Ricordo, parecchi anni fa, d’aver capito che qualcosa –o meglio, qualcuno– era cambiato nell’ufficio comunicazione di una notissima azienda italiana, proprio perché notai questo tipo di negligenza su una vetrofania pubblicitaria e tutta la serie della relativa campagna pubblicitaria. Lo storico capo ufficio stampa era andato in pensione. E da allora nessuno si è dato più gran pena di verificare eventuali strafalcioni – che “a volte ritornano”!
Non è quindi arido puntiglio la difesa di un ‘povero’ accento, ma la mesta consapevolezza che la faciloneria e la pigrizia stanno vincendo il Risiko della grammatica italiana.